Il Simulacro
Il Simulacro
Simulacro di San Mauro Abate, scultura siciliana, legno ed altri elementi, XVI - XVII secolo
Il Simulacro di san Mauro Abate rappresenta una pregevole opera scultorea di carattere devozionale, venerata da secoli non solo dalla comunità viagrandese ma anche dagli abitanti delle contrade dell'Etna che, sin da tempi immemorabili, si recavano a Viagrande in occasione della festa che si svolgeva, ed ancora oggi si svolge, il 15 Gennaio di ogni anno. Per diverso tempo si ritenne che la statua del Santo Patrono fosse stata realizzata in cartone romano agli inizi dell'Ottocento da un dilettante acese nel quartiere dei Vilardi (attuale Viscalori): tale citazione è stata rinvenuta all'interno di un documento redatto agli inizi del Novecento dal can. Mauro Caruso. Questo era l'unico dato conoscitivo sino al 2021, anno nel quale vennero iniziati studi approfonditi sulla conformazione dell'apparato scultoreo.
Contrariamente a quanto saputo sino ad oggi, esso ha origini molto antiche, lasciando supporre che il simulacro sia stato "attore fondamentale" nei momenti più importanti della vita dei viagrandesi sin dalle origini, in primis i terremoti ed altre calamità naturali.
La Statua lignea di San Mauro Abate è custodita in Chiesa Madre nella cappella del SS. Crocifisso, in un apposito sacello, indicato dalla tradizione popolare come a “cammaredda di Santu Mauru”: il Santo è raffigurato benedicente e con le insegne della dignità abbaziale. Il volto - dallo sguardo rassicurante ed austero - la parte superiore, le mani sono stati realizzati nel XVI secolo. Diversi, nel tempo, gli interventi estetici che hanno interessato il simulacro: uno nel 1671 - come rinvenuto sulla base della statua; agli inizi del XVIII secolo, a seguito dei danni causati dal terremoto del 1693; nei primi anni del XIX secolo, nel quale si fa riferimento all'uso del cartone romano, della colla, gesso e juta. La mitria, in filo d'oro e pietre dure, è posta sul capo del santo; il pastorale, in argento cesellato e sbalzato, realizzato da Santo Torrisi, sostituisce l'originale che fu oggetto di furto, insieme all'antico anello abbaziale, il 20 Gennaio 1982. L'anello in argento che il santo reca attualmente nella mano benedicente venne donato da Sua Ecc.za Mons. Guido Luigi Bentivoglio, Arcivescovo di Catania e benedettino cistercense, agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso: è l'anello del Concilio Vaticano II, che fu consegnato da Papa Paolo VI ai Padri Conciliari a conclusione del grande evento ecumenico. Esso raffigura Cristo ed i santi Pietro e Paolo sotto la croce, al suo interno è presente lo stemma pontificio di Paolo VI.
Il piviale, in tela e colla, è in oro zecchino ed in foglia argento nelle parti intagliate. Il camice del Santo è decorato con una merlettatura in stile rinascimento, finemente dipinta ad olio sulla parte inferiore e sulle maniche; la base, realizzata con la tecnica del finto marmo, in blu lapislazzuli, offre maggior slancio alla scultura ed assume una funzione di praticità nelle fasi della traslazione del santo sull'altare maggiore e sul fercolo.
Sono tre le croci pettorali che costituiscono il corredo del santo Patrono: la prima, in smeraldi, è opera di oreficeria del XIX secolo; la seconda, in ottone dorato, è una tipica croce canonicale degli inizi del XX secolo donata dal can. Angelo Messina, Priore della Cattedrale di Catania. La terza, in oro e gemme preziose - tra cui smeraldi, zaffiri, rubini e un diamante - fu dono dei fratelli Angelo e Nello Tonzuso negli anni Ottanta del secolo scorso, impreziosita da un collier realizzato al cesello, di recentissima fattura, donato dal can. Giuseppe Guliti.
Altre preziosità rilevanti sono una medaglia commemorativa delle guerre per l'indipendenza e l'Unità d'Italia raffigurante, sul recto, l'effige di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia; sul verso, l'allegoria dell'Italia con lo scudo crociato. Un anello canonicale in oro, appartenuto a mons. Mauro Licciardello, Protonotaro Apostolico e priore del Capitolo metropolitano della Cattedrale di Catania. Un supporto in velluto reca otto monete in oro (dollari statunitensi) dell'inizio del XX secolo.
Diverse centinaia di monili compongono il "tesoro" di San Mauro, costituito, per la maggior parte, da pendenti in corallo di Trapani e di Sciacca, di fattura ottocentesca; anelli in oro con pietre preziose
incastonate ed anche bracciali, collane e ciondoli. Tra essi risalta un girocollo di fattura siciliana del XVIII secolo in oro, smalti e pietre vitree. Era in voga, nella seconda metà del XIX e sino agli inizi del XX secolo, offrire in dono al santo gli orologi da taschino, sia in argento che in altro metallo. La qualità degli oggetti dimostrava la provenienza del ceto sociale del fedele. I cuori in argento, custoditi a latere dell'altare di san Mauro e all'interno della cappella del SS. Crocifisso, sono circa centosessanta. Le chiavi della Città in argento hanno incise lo stemma del Comune di Viagrande e vennero consegnate al Santo Patrono il 15 gennaio 2012 dal Sindaco pro tempore Venera Cavallaro, a nome del popolo viagrandese.
BIBLIOGRAFIA:
VIÆ MAGNÆ ECCLESIA:
Giuseppe Guliti - Nino Di Blasi